Casale San Sebastiano

Uscendo dagli Scavi di Ostia e procedendo a sinistra in direzione del Borgo di Ostia antica, al primo incrocio sulla sinistra si imbocchi Via Capo Due Rami. Dopo alcuni passi si giri nuovamente a sinistra e si percorra interamente Viale del Ponte delle Memorie, raggiungendo il grande casale sul fondo.

(Itinerari Cristiani alla foce del Tevere – a cura di Dario Daffara; pag 61)

La chiesa

Domenico Ginnasi, Vescovo Ostiense, Cardinale Decano di Santa Romana Chiesa, in modo convenientemente cristiano gettò le fondamenta, portò a compimento e adornò per il culto questo Tempio di San Sebastiano Martire e l’ospedale come testimonianza di pietà e di amore, nell’anno della salvezza 1637

(Epigrafe presente nell’attuale Chiesa di San Sebastiano)

Le prime notizie riguardanti il Casale, un tempo ospedale, e la chiesa originale di San Sebastiano si hanno a partire dal 1637 quando il Cardinal Domenico Ginnasi, ordinato Cardinale dal Papa Clemente VIII Aldobrandini nel 1604 e Vescovo di Ostia e Velletri, fece costruire una chiesa e un ospedale dedicati al Santo.

Sul fronte principale del casale si trova anche adesso lo stemma della famiglia Ginnasi mentre è presente un’iscrizione in marmo all’interno dell’attuale cappella in cui si fa riferimento alla data di costruzione della chiesa.

È tutt’ora incerto se il complesso ecclesiastico sia un nuovo progetto edilizio del cardinale o una ricostruzione di un edificio più antico.

Cenni storici

A seguito della costruzione del Casino di San Sebastiano da parte di Camillo Aldobrandini, avvenuto nel 1885 circa, che inglobava la vecchia chiesa di cui si può rivederne la forma originale, venne costruita una cappella di dimensioni molto minori ed adiacente alla vecchia chiesa.

Il casale

A questo punto il principe Camillo Aldobrandini diede incarico al capo d’arte toscano Francesco Metti di ricostruire, quasi completamente, il fabbricato destinandolo a ricovero di caccia semplice e comodo per sé e per la sua famiglia che “venne eseguito a seconda dei metodi e delle abitudini di Toscana”.

A questo punto il principe Camillo Aldobrandini diede incarico al capo d’arte toscano Francesco Metti di ricostruire, quasi completamente, il fabbricato destinandolo a ricovero di caccia semplice e comodo per sé e per la sua famiglia che “venne eseguito a seconda dei metodi e delle abitudini di Toscana”.

Fino alla seconda metà dell’Ottocento tutto il territorio faceva parte di uno stagno parallelo alla costa tirrenica che si estendeva da Piombino fino a Gaeta. Con l’istituzione di Roma capitale del regno d’Italia fu necessario procedere alla bonifica delle terre costiere soprattutto intorno alla città eterna. Fu così che si misero in atto nuovi piani di intervento di cui fu lo stesso re Vittorio Emanuele II ad occuparsi prima di morire, nella convinzione che un ambiente malsano e pericoloso avrebbe rallentato lo sviluppo economico della città.

Il territorio di Ostia Antica fu oggetto di forti interventi di bonifica.

Tra il periodo della costruzione del Casino e i primi anni del 1900 non si hanno molte notizie riguardanti trasformazioni o modifiche dello stesso, nel frattempo andato per successione a Giuseppe Aldobrandini, primo figlio di Camillo alla sua morte nel 1902.

Nel 1910, con Decreto Reale, fu possibile indicare quali altri terreni dell’Agro Romano, oltre a quelli indicati nel 1905, fossero ritenuti suscettibili di trasformazione agraria, estendendo ad essi l’applicazione delle disposizioni di bonificamento obbligatorio. Oltre alle tenute indicate dal Ministero dell’Agricoltura fu possibile presentare espressa richiesta per estendere alle tenute che ne erano inizialmente escluse, le norme del T.U., rimanendo i relativi proprietari assoggettati a tutti gli obblighi ivi specificati ed acquistando il diritto ai corrispondenti benefici.

n base a questa disposizione pervennero al Ministero 15 domande, tra cui quella per la tenuta di Ostia di proprietà degli Aldobrandini, visti i numerosi incentivi statali sugli interventi di bonifica che avrebbero permesso di valorizzare, a spese dello Stato, le proprie proprietà che all’epoca erano in gran parte terreni paludosi.

A seguito della bonifica anche il Casale fu oggetto di nuove trasformazioni fino a diventare il centro aziendale della tenuta agricola e oggetto di interventi che furono commissionati all’Arch. Clemente Busiri Vici che si occupò della trasformazione fondiaria dell’intera azienda negli anni a cavallo della II guerra mondiale.

Altri progetti del 1874

Sono stati rinvenuti i seguenti progetti e schizzi progettuali per il Casino, accantonati poi per il progetto definitivo di cui si abbiamo traccia anche adesso, in cui in alcuni vediamo la sovrapposizione degli elementi esistenti, chiesa e ospedale, con i nuovi elementi del casino.

Il mitreo

Il dio, dipinto su stoffa secondo l’antica tradizione religiosa ed evanescente a causa dell’umidità, fu rifatto dalle fondamenta in marmo e a sue spese da Sesto Pompeo Massimo, pater, con un trono e tutti gli armamenti. Quello il cui nome è scritto sopra (oppure: che era sacerdote di Sol) ricoprì di marmo anche il recinto di 68 piedi

Nel 1924 a nord del casale venne scoperta una torre delle mura repubblicane di Ostia nei cui dintorni si è trovato un Mitreo che, per le caratteristiche costruttive e per i caratteri dell’iscrizione, dovrebbe essere del II secolo d.C. La parte scavata è quella settentrionale del Mitreo originale e sono stati portati alla luce l’altare e l’inizio dei due banconi laterali dove i fedeli si sdraiavano per consumare i pasti rituali in onore del dio Mitra.